Esce “Una lunga notte”, il nuovo EP del cantautore Montone

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“‘Una lunga notte’ è quello che abbiamo vissuto negli ultimi due anni e che forse continueremo a vivere ancora nei prossimi. È la voglia di abbracciarci e stringerci, negata da forze incontrollabili ed eventi totalmente inattesi”

montone una lunga notte copertina epVenerdì 8 aprile è uscito su tutte le piattaforme digitali “Una lunga notte” (Himalaya Dischi /Artist First), il nuovo EP del cantautore Montone accompagnato dal singolo “Le cose che non contano”, in rotazione radiofonica dallo stesso giorno. “Una lunga notte” è un EP che si muove tra cantautorato, elettronica e urban. Il filo conduttore che unisce i brani è la notte intesa non tanto come momento temporale quanto piuttosto come condizione dell’anima, un qualcosa che si ama ma da cui allo stesso tempo si vuole fuggire. Le quattro tracce che costituiscono questo EP raccontano le ombre, cercando di trascinarci verso la luce.

Montone ci ha gentilmente concesso un’intervista.

“Una lunga notte” è il tuo nuovo EP, di che cosa si tratta?

È un EP di quattro brani, scritti e prodotti durante il lockdown. Il titolo fa riferimento proprio a quello che abbiamo vissuto negli ultimi due anni, Una lunga notte da cui facciamo fatica ad uscire. L’idea però ha anche altre sfumature. La notte per come la racconto io è un momento particolare, in cui le cose paradossalmente si illuminano e la verità si manifesta. Si riesce a vedere meglio ogni cosa e si capisce davvero chi siamo e cosa succede intorno a noi.

Questo lavoro si muove tra cantautorato, elettronica e urban. Com’è avvenuto questo connubio stilistico?

Ascolto e suono generi molto diversi tra loro, ho avuto esperienze come musicista in diverse band e con diversi altri cantautori, quindi mi viene abbastanza facile muovermi da un universo sonoro all’altro. Credo che chiunque faccia musica (e anche chi ne parla) debba abbandonare le “etichette” e allargare il proprio sguardo.

L’EP è accompagnato dal singolo “Le cose che non contano”, come si caratterizza?

Musicalmente è nato dal beat con la drum machine che si sente all’inizio del brano. A livello concettuale invece, il testo l’ho scritto pensando a quando tutto il mondo si è fermato e ci siamo trovati di fronte ad uno specchio a riflettere su noi stessi e sulle nostre vite. In un certo senso è stato catartico.

Ci racconti brevemente il tuo percorso musicale?

Suono praticamente da sempre. Ho iniziato da bambino studiando chitarra classica, poi ho scoperto la chitarra elettrica ed è nato l’amore per la musica rock, prima italiana e poi internazionale. Ho iniziato ad avere le prime band già alle scuole medie. E poi è stato tutto un succedersi di eventi: band che si formano, band che si sciolgono, cambi di città, incontri con musicisti, cantautori, etc. Fino ad arrivare ad oggi: ho fondato la mia etichetta e iniziato a produrre e lavorare con altri artisti.