Una nessuna centomila – In Arena, Foglietta: “Ci vuole un’educazione nelle scuole”

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Anna Foglietta

ROMA – È stato un backstage pieno di emozioni su Rai Radio2 per la prima delle due serate di “Una nessuna centomila – In Arena”: in esclusiva, le voci degli artisti si sono intrecciate per condividere il messaggio di prevenzione e lotta alla violenza di genere ai microfoni di Andrea Delogu, con Carolina Di Domenico in collegamento da via Asiago a Roma, nella lunga staffetta anche dietro le quinte. “È una preparazione che va avanti da molto tempo. Anche nell’occasione del concerto che è stato rimandato perché Fiorella non stava bene, io e Massimiliano avevamo scritto un testo, un po’ diverso da quello di questa sera. Poi sono successe molte cose, i femminicidi di Giulia Tramontano, quello di Giulia Cecchettin, e quello ha cambiato tutto. Io lo definisco l’anno zero per quanto riguarda la questione della violenza di genere”, ha spiegato Anna Foglietta parlando del suo intervento sul palco insieme a Massimiliano Caiazzo.

“Noi donne, dopo la manifestazione del 25 novembre, e anche gli uomini, ci siamo resi conto che dobbiamo camminarci accanto e abbiamo costruito questo nuovo testo. È stato un lavoro di squadra, abbiamo coinvolto la Polizia postale e sono veramente fiera di avere avuto l’intuizione di portare nel comitato artistico della fondazione Massimiliano, perché è uno di quegli uomini di cui il mondo ha un disperato bisogno”, ha raccontato. “Siamo nel pieno di una rivoluzione culturale, sta a noi comuni cittadini farci carico di questo cambiamento e alla politica di camminarci accanto e capire la priorità di questo cambiamento. Sta ai genitori, alle scuole però ci vuole una materia insegnata, affinché i ragazzi scoprano che provare un’emozione e darle un nome è fondamentale come sapere la tabellina del 9, anzi, anche di più”, ha concluso.

E Massimiliano Caiazzo ha aggiunto: “Io ci sono, come tanti altri ragazzi che hanno deciso di sposare questa battaglia, di farla insieme, con partecipazione femminile e maschile – direi finalmente – perché è una questione soprattutto maschile, e io credo sia la cosa migliore: vogliamo la stessa cosa. Anche noi uomini ci siamo stufati, sia di essere etichettati in un certo modo, sia di dover censurare un certo tipo di sensibilità, cosa che poi ci porta a vedere le cose in maniera contorta perché frustrati”.