“Voodo we do” è il nuovo album dei Little Pony: “Un disco nato in tour”

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little pony cover

Il sound molto personale, frutto di una ricerca sonora fuori da ogni schema o definizione, deriva da influenze che spaziano tra funk, R&B, psichedelia anni ’60, rap, spoken word, worldmusic e pop

Venerdì 18 febbraio 2022 è uscito Voodo we do, il nuovo album della band Little Pony, fuori per Soundinside Records e in distribuzione Believe Digital. Canzoni scritte in viaggio, riflessioni sulle ossessioni della modernità e le stregonerie da social. Un rito magico, potente come solo i bambini possono immaginare, per scacciare via il superfluo, il compulsivo, l’ostinata arroganza dell’omologazione coatta delle interazioni nelle piccole e grandi cose del quotidiano. I Little Pony non fanno jazz, non fanno rock, non fanno hip hop nè punk o spoken words su basi funk disco rap; i Little Pony sono fuori moda e fuori dal tempo. Il disagio ha un suono ironico, cupo e rabbioso mentre balla: i Little Pony fanno Voodoo.

I Little Pony ci hanno gentilmente concesso un’intervista.

Vodoo we do è il vostro nuovo album. Di che cosa si tratta?

Voodoo We Do è un disco nato in tour, idee concepite durante i viaggi, alle volte provate nei sound check, che poi abbiamo lentamente affinato in studio e che hanno trovato una loro forma sul disco. Forma non definitiva, poiché molti brani, se non tutti, hanno un’altra faccia suonati nei live. Volevamo sperimentare altre sonorità e un tipo di scrittura quasi corale. Queste canzoni sono frutto di ricerca personale ma anche di un nuovo “dialogo” sonoro tra noi.

Cosa volete trasmettere con questo lavoro?

Il Voodoo e’ solo una metafora che rimanda al rito, inteso come concetto più largo possibile. Un rito per entrare in contatto con sé stessi, evocando il senso magico del gioco, quello ad esempio dei bambini, istintivo e divertente ma serissimo al contempo, che permette loro di trovare soluzioni semplici e geniali a problemi spesso anche complessi. Contrapposto ad un sistema fatto sempre piu di sintesi e poco contatto reale, il nostro intento e liberarci tutti, lasciandoci trasportare dalla corrente di una magia bianca.

Che tipo di accoglienza vi aspettate?

Siamo consapevoli di aver fatto un disco “onesto”, nel senso che non vuole piacere a tutti i costi magari ammiccando a qualche trend o moda del momento. È un album con una specifica personalità e un sound deciso. Chiaramente ci auguriamo possa essere ascoltato il più possibile e possa piacere come piace a noi, ma ci interessa ogni tipo di reazione, soprattutto le critiche.

Come nasce il vostro progetto musicale?

Abbiamo iniziato come buskers, quindi ci siamo conosciuti suonando per strada, poi quelle improvvisazioni sono diventati brani, finiti sui nostri primi due album. Da allora siamo cambiati davvero tanto, cambiando anche formazione, ma soprattutto siamo cambiati nel sound, approdando alla mescla di Elettronica, Funk, Rap che suoniamo oggi.