MILANO – Mentre i Foo Fighters sono ancora impegnati nel tour di “Concrete and Gold” e hanno appena concluso una doppia data al Wrigley Field a Chicago davanti a 75mila persone, il loro frontman Dave Grohl annuncia un progetto inedito e fuori dall’ordinario per una delle sfide più importanti della sua carriera: “Play”, un mini-doc diviso in due parti diretto da Grohl stesso e dal suo collaboratore di SoundCity/Sonic Highways Mark Monroe, incentrato sulla realizzazione di un unico brano, della durata di 23 minuti, che celebra le sfide e le ricompense, le gioie e le fatiche del dedicare la propria vita allo studio di uno strumento.
La prima parte inizia con il racconto del dietro le quinte dove si parla dell’amore per la musica e della passione infinita per uno strumento, nonché delle difficoltà specifiche incontrate durante questa performance unica nel suo genere.
La seconda parte di “Play” mostra la registrazione dal vivo di un brano di 23 minuti eseguito da una sola persona che suona tutti e 7 gli strumenti: Dave Grohl.
Si parte con la batteria, senza alcun foglio né guida scritta, solo a memoria, e si prosegue con la chitarra, quindi il basso, le tastiere e così via per poi assemblare tutto insieme.
È la registrazione dal vivo di una vera e propria one-man-band, dove Grohl si è prefissato di ricominciare da capo ogni volta che nel corso dei 23 minuti della canzone ci fosse il benché minimo errore oppure avesse soltanto la sensazione di poter suonare meglio.
Il compito di registrare è stato dell’ingegnere del suono già al fianco della band per “Concrete and Gold”, Darrell Thorp.
Ripreso nel classico bianco e nero da Brandon Trost (“The Disaster Artist”, “This is The End”) con un’illuminazione che fosse in grado di evidenziare luci e ombre di questo epico documentario strumentale, “PLAY” è stato montato in modo da unire le 7 registrazioni di Grohl.
L’esperienza online interattiva di “Play” offre all’ascoltatore/lettore/partecipante la possibilità di entrare ancora di più nel progetto, concentrandosi solo su uno strumento e scaricando gli spartiti. Sul sito di “Play” si trova anche una lista di organizzazioni alle quali si possono donare tempo, soldi e strumenti per partecipare alla causa e un elenco di luoghi dove musicisti giovani e meno giovani posso avere l’opportunità di suonare musica dal vivo.
Le sfide che Grohl si è trovato ad affrontare nel suonare gli strumenti in “Play” sono le stesse che si presentano agli studenti tutti i giorni: gli sforzi per migliorarsi e per acquisire nuove abilità non sono diverse per una rockstar da stadio e tutti combattono per gli stessi obiettivi. È proprio questa unità di intenti che ha ispirato la missione di “PLAY”: promuovere l’educazione musicale a livello mondiale, per questo il film è inframezzato dalle immagini di studenti della scuola di San Fernando Valley che suonano e si sforzano di farlo al meglio, perché come conclude Grohl: “La ricompensa, per qualsiasi bambino e per tutti, è solo suonare”.
Grazie a nuove partnership con organizzazioni musicali, scuole, mass –media in tutto il mondo, “Play”, e il ritratto della gioia di suonare che rappresenta, dovrebbe servire da catalizzatore per discussioni e azioni che aiutino l’educazione musicale a diffondersi in tutto il mondo.