“Esalgo”, il disco di Lara Puglia: “La naturale prosecuzione dell’EP “Se”

165

esalgo laura puglia

“Questo lavoro nasce da un percorso ormai collaudato tra approccio cantautoriale e linguaggio jazzistico che mescola brani originali e cover in francese, italiano, inglese, portoghese”

Da domenica 29 maggio è disponibile su tutte le principali piattaforme digitali ‘Esalgo’, il nuovo disco di Lara Puglia. Pubblicato dall’etichetta discografica PlayCab, il progetto verrà distribuito in oltre 250 negozi online, tra cui Spotify, Apple Music, iTunes, Amazon e Google Play.

Lara Puglia ci ha gentilmente concesso un’intervista.

“Esalgo” è il tuo nuovo disco, di che cosa si tratta?

Si tratta della naturale prosecuzione dell’ep “Se” pubblicato nel 2012. Dopo aver continuato ad interpretare canzoni, anche attraverso il progetto discografico dedicato a Joni Mitchell e quello dedicato a Kurt Weill, ho deciso di riprendere l’attività di scrittura (testi e musiche) cimentandomi nuovamente con un repertorio di brani originali dal sapore crossover tra jazz e cantautorato.

Cosa vuoi trasmettere con questo lavoro?

Non c’è un messaggio specifico che sottende a questo nuovo progetto, c’è più una ricerca di atmosfere particolari, che rimandano a un certo tipo di approccio alla vita e all’amore (come sentimento di empatia universale) che rispecchia il mio modo di essere, il mio lato più intimista e contemplativo.

Che tipo di accoglienza ti aspetti?

Mi aspetto un’accoglienza positiva, come del resto è sempre avvenuto con tutti gli altri lavori che ho realizzato: Il lavoro su Joni Mitchell è stato pubblicato sul sito ufficiale della nota cantautrice canadese e il progetto su Kurt Weill ha suscitato l’interesse della omonima fondazione americana. A livello più generale poi, mi aspetto che l’ascoltatore, sia esso un critico musicale o un ascoltatore comune, si lasci coinvolgere dalla bellezza dei suoni, dalle melodie, dalla cura e dalla misura con cui sono stati trattati entrambi, e che apprezzi l’intenzione di creare musica originale che rispecchi un percorso originale incentrato sugli aspetti introspettivo interpretativi e sulla contaminazione tra linguaggi e riferimenti sonori meno scontati e forse anche meno ascoltati.

Per te tante esperienze importanti nel campo musicale, a quale o a quali sei maggiormente legata e perché?

Non potrei scegliere! Come un fantomatico puzzle, tutte le esperienze artistiche che ho vissuto e attraversato (perché la musica non ci appartiene), hanno fatto di me quello che sono oggi, nell’arte come nella vita. Centinaia di concerti in formazioni jazz e pop, opere da camera e musica contemporanea, concept musical e commedie musicali, non mi sono fatta mancare nulla, dai teatri ai club ai festival. Ma il primo grande amore resta il teatro musicale, assieme alle arti visive che ho coltivato fin da giovanissima, e i due ambiti hanno parecchio in comune per quanto mi riguarda. Il mio approccio creativo, anche in campo musicale, funziona sempre sostanzialmente per immagini, anche le canzoni vivono per immagini, tutto rientra in quella straordinaria capacità che l’essere umano possiede di dare forma al pensiero e che l’artista ha nell’essere sempre e comunque un visionario.