Le opere colorate di Vik, tra graffitismo e atmosfere etniche per raccontare la semplicità del sentire (IE)

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foret tropicale protegees

Esistono correnti pittoriche che hanno fatto della semplificazione della figurazione il loro punto fermo, nella convinzione che le vibrazioni emotive possano essere espresse e ascoltate in maniera più incisiva in virtù di un segno essenziale e stilizzato in grado di raggiungere diretto anche chi davanti all’arte si trova per caso o chi la approccia in modo istintivo e dunque riesce a recepire un messaggio che fuoriesce in maniera altrettanto spontanea. L’artista di cui vi racconterò oggi si lascia ispirare dai quei grandi artisti che hanno fatto della semplicità espressiva il fulcro e il segno distintivo della propria produzione.

Il panorama artistico del Novecento ha portato enormi innovazioni nel corso della storia dell’arte, forse è stato il secolo che più di tutti ha costituito un cambiamento epocale nel modo di approcciare la tela da parte dei pittori che da quel vento nuovo erano stati conquistati. Tutti gli schemi classici di prospettiva, di aderenza alla realtà osservata, di tendenza verso un’estetica che doveva necessariamente permeare le opere d’arte, sono stati rivoluzionati nel corso del Ventesimo secolo e gli inediti e iniziali punti di vista hanno gettato le basi per tutte le evoluzioni che si sono susseguite, in maniera frenetica e inarrestabile, a caratterizzare quell’epoca di mutamenti. In particolar modo l’Espressionismo affermò la rilevanza del colore sulla forma e sulla riproduzione estetica della realtà, perché era solo attraverso tonalità forti, spesso innaturali, che l’emozione riusciva a prorompere dalla tela e a trovare una propria voce solista; altra caratteristica fondamentale del movimento fu la semplificazione dei soggetti raffigurati, la perdita dell’attenzione al dettaglio realistico che non poteva armonizzarsi con l’impellenza di far fuoriuscire sensazioni forti che non volevano essere mediate dall’equilibrio del ritmo lento. Le atmosfere cupe fatte di paure esistenziali di Edvard Munch si affiancavano a quelle più leggere e gaudenti di Ernst Ludwig Kirchner, quelle più sopra le righe ai limiti della follia di Vincent Van Gogh convivevano con quelle più misteriose e inquietanti di Erich Eckel, tutti con lo scopo comune di raccontare emozioni pure, immediate, primordiali a volte. La traccia anticipata dall’Espressionismo verrà poi ripresa e riproposta in chiave forse ancor più semplificata da una parte del Graffitismo degli anni Ottanta che ha visto come suo massimo esponente Jean-Michel Basquiat; il suo linguaggio essenziale, segnico, quasi bambinesco, era funzionale a gridare con forza la rabbia, il disagio sociale, le ingiustizie che vedeva verificarsi quotidianamente nelle strade newyorkesi a causa del colore della pelle, dell’orientamento sessuale, dell’emarginazione provocata dalla droga.

Masque de femme guerrisseuse
1 Masque de femme guerrisseuse (Maschera di donna guerriera)

Lo stile di Vik, al secolo Virginie Gouarde, si lega per scelta espressiva e stile pittorico, a quello di Basquiat così come a quello del francese Jean François Pellarey, tralasciando però la rabbia, la necessità di denuncia sociale e la violenza espressiva del primo e l’angoscia che permeava molte tele del secondo, per elaborare un concetto nuovo, inedito, in cui la semplicità diviene il mezzo per un racconto sereno, per descrivere momenti o manifestazioni di stati d’animo dei soggetti rappresentati. Soggetti che molto spesso appartengono a un sogno, a un mondo inconscio che fuoriesce in modo del tutto irrazionale dall’interiorità di Vik, quasi come se la sua parte consapevole si facesse da parte per lasciare spazio a un istinto in grado di dar vita sulla tela a persone e ricordi atavici perché mai sperimentati realmente.

Mon grand père indien Tatunka
2 Mon grand père indien Tatunka (Il mio nonno indiano Tatunka)

I volti femminili raccontano di stupore, di sorpresa, di aspettativa, in maniera diretta e facilmente comprensibile grazie alle linee pulite, sobrie, spogliate da ogni particolare che distrarrebbe dal messaggio che deve essere il fulcro dell’opera.

Femme de coeur glace
3 Femme de coeur glace (Donna dal cuore ghiaccio)
femme de coeur bleue
4 Femme de coeur bleue (Donna dal cuore blu)

Le tonalità nei ritratti sono fredde eppure tenui, morbide, quasi a voler rappresentare il rassicurante contorno per un’emotività che a volte fa paura per primo a chi la sente, e dunque quei colori soffici sembrano voler fare da cuscino alle sensazioni percepite dalle protagoniste.

croyances mexicaines
5 Croyances Mexicaines (Credenze messicane)

Poi, come se fosse trasportata in un mondo inconscio fatto di sogni e di visioni, Vik sposta la sua produzione verso paesi lontani, pieni di folclore e di toni accesi, vibranti, intensi, luoghi con cui sente un legame sotterraneo eppure fortemente presente e tanto reale da permetterle di descrivere sensazioni percepite solo attraverso l’intuito, l’immaginazione, la connessione con un’anima che si collega a un passato di vite precedenti ma fortemente legate a quella attuale.

Connection entre montagnes et temples sacrés
6 Connection entre montagnes et temples sacrés

Nell’opera Connection entre montagnes et temples sacrés (Connessione tra montagne e templi sacri) è evidente l’approccio emozionale che Vik ha nei confronti di una cultura lontana ma che in qualche modo sente appartenerle, i colori raccontano la sacralità e la forza di una natura che accoglie e custodisce memorie di un popolo e le sue tradizioni più significative.

Fetes et reves au Mexique
7 Fetes et reves au Mexique

E ancora in Fête et rêve au Mexique (Festa e sogno del Messico) imprime sulla tela i colori vividi di un luogo solare, tranquillo e al tempo stesso pieno di vita e fortemente legato a un folclore che ne racconta la storia, le consuetudini, le credenze, come quella della Santa Muerte, che esce evidente dalla composizione dell’opera e che sovrasta, osservandoli, i simboli sottostanti che probabilmente rappresentano l’essere umano e il corso della sua vita. Dunque Espressionismo nell’uso dei colori, Graffitismo nella descrizione di immagini e di simboli della realtà da lei sognata o ricordata da un remoto passato, caratterizzano lo stile immediato e comunicativo di Vik, artista francese residente nei Paesi Baschi, che ha studiato a lungo Arte terapia e Morfopsicologia a Bordeaux e per cui l’arte non è solo un modo per manifestare le proprie emozioni ma anche un mezzo per restare in connessione con quell’universo inconscio che la lega profondamente a origini inconsapevoli eppure incredibilmente forti. Vik espone regolarmente negli eventi artistici dei Paesi Baschi e degli Alti Pirenei, nel suo atelier a Tarbes e in vari spazi culturali della sua zona.

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