Angélique Kidjo, “Celia”: il nuovo album dal 19 aprile

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angelique kidjo celiaVenerdì 19 Aprile esce per Universal Music Group/ Verve “Celia”, nuovo disco dell’artista beninese – ormai star mondiale – Angélique Kidjo. La sua carriera può essere definita, con una sola parola, come “originale”, essendo sicuramente unica nel suo genere: 8 nomination ai Grammy Awards e 3 vittorie, The Guardian la inserisce tra le 100 donne più influenti al mondo mentre il Time la definisce “la prima diva d’Africa”.

Dopo aver percorso le strade della diaspora africana – attraverso il Brasile, Cuba e gli Stati Uniti – e dopo aver realizzato un’inedita ed elettrizzante registrazione dell’album “Remain in Light” dei Talking Heads, ora la Kidjo, con questo nuovo disco, rende omaggio a una vera icona delle Americhe, la celebre cantante di salsa Celia Cruz. Con le sue 10 tracce, l’album “Celia” si spoglia del glamour caratteristico della Cruz per mettersi sulle tracce delle radici africane della donna cubana diventata la “regina” della salsa, un genere musicale inventato a New York dagli immigrati caraibici.

Nata all’Havana nel 1925, Celia Cruz, una donna di colore, lascia Cuba con il suo primo gruppo – La Sonora Matancera – nel 1959, quando Fidel Castro fece cadere il dittatore Fulgencio Batista. Celia Cruz, conosciuta per la sua avversione nei confronti del regime di Castro, nel 1966 si unisce all’orchestra di Tito Puente e le sue registrazioni per l’etichetta Fania hanno contribuito a costruire il retaggio della salsa.

Angélique Kidjo ha vissuto questa ondata cubana quando era ancora nel suo nativo Benin, nell’Africa Occidentale. La musica cubana – partendo dalla rumba, dal son e dal cha cha cha – viaggiava avanti e indietro tra le coste atlantiche e si imbarcava insieme agli schiavi, ritornando dalle Americhe sulle navi mercantili per stabilirsi poi negli anni ’60 grazie agli scambi che avevano luogo tra i governi post coloniali dell’Africa Occidentale e i loro amici cubani. La rumba del Congo prende il volo e la salsa penetra nelle orchestre dell’Africa Occidentale.

Quando la giovane Angélique Kidjo vede per la prima volta cantare Celia Cruz con Johnny Pacheco a un concerto a Cotonou, prova una sensazione di familiarità. Anni dopo le loro strade si incrociano ancora quando la regina Celia è in concerto a Parigi e Angélique avverte percussioni africane nella voce di Celia Cruz, riconosce la struttura delle percussioni suonate dal popolo Yoruba, e sente i nomi di Chango o Yémanja, divinità della sfera voodoo (comune nel Benin, Nigeria, Haiti e Cuba, dove il regime marxista non era riuscito ad uccidere la santeria).

Úrsula Hilaria Celia Caridad de la Santísima Trinidad Cruz Alfonso (vero nome di Celia Cruz), nata a Cuba, ha tutte le carte in regola per sedurre Angélique Kpasseloko Hinto Hounsinou Kandjo Manta Zogbin Kidjo (vero nome di Angélique Kidjo), nata a Ouidah, epicentro del commercio degli schiavi del 18esimo secolo, fenomeno che ha profondamente segnato la vita di Angélique, arrivata in Francia nel 1983 per fuggire dal regime di Matthieu Kérékou, e ora residente negli Stati Uniti. L’artista beninese è considerata l’erede di Miriam Makeba, oppositrice dell’apartheid che per anni aveva cercato rifugio negli Stati Uniti, e dell’attivista per i diritti civili Nina Simone, fuggita dal razzismo americano per stabilirsi prima nelle Barbados, poi in Liberia e in Francia.

Per realizzare il suo nuovo “Celia”, la Kidjo ha arruolato David Donatien, un multistrumentista, arrangiatore e compositore di successi per Yaël Naïm. “Volevo creare un progetto originale che si differenziasse dai soliti misteri della salsa” spiega Donatien. “Quindi ho adattato i pezzi di Celia all’Africa e ho preso una direzione afro-beat con il brano “Quimbara”. Poi volevo il suono di una band di ottoni e ce n’era proprio una nel Benin, di musicisti con cui Angelique aveva già lavorato, la Gangbé Brass Band. Sono riuscito a disfare i ritmi della salsa e a trovare melodie efficaci, farle sembrare diverse e portare tutti questi elementi forti insieme intorno alla personalità di Angélique Kidjo. Dovevo trovare il punto in cui l’Africa si è incontrata con la modernità”.

Il risultato è impressionante. Ha un fascino intelligente e seducente: David Donatien ha messo della musica etiope in “La Vida es un Carnaval”, una delle hit più conosciute del repertorio di Celia Cruz, e ha dato un leggero tocco di musica del medio oriente in “Sahara”, brano composto nel 1952 da Eligio Varela Mora.

Angélique spiega: “Ho chiesto a David di rovistare negli anni ’50, quando Celia era particolarmente attaccata alla cultura nera. Volevo mostrare quanto fosse costante nei diversi periodi della sua vita all’Havana e a New York”.

Il disco “Celia” chiude con “Yemaya”, un esercizio di stile, originalmente scritto da Ezequiel Frias Gomez (pianista nero di La Sonora Mantacera) in cui la voce di Angélique e le percussioni di David compongono un tributo alla dea del mare Yemaya.

L’album è stato registrato tra New York e Parigi ed è stato mixato da Russell Elevado (D’Angelo, Kamasi Washington, Keziah Jones, etc). Celia Cruz amava molto vestire in maniera appariscente e luccicante e per questo motivo per la copertina di “Celia” è stato utilizzato un’immagine che vede Angélique circondata da una sinfonia floreale. L’illustrazione è opera dell’artista senegalese Omar Victor Diop, i cui lavori sono stati esposti anche a Londra e alla Fondazione Vuitton di Parigi. La Kidjo così, ancora una volta, mostra il suo forte legame con l’arte visiva contemporanea.

Angélique Kidjo nel 2006 ha istituito la Fondazione Batonga (https://batongafoundation.org/) il cui obiettivo è quello di dare un’istruzione alle giovani donne più svantaggiate del Benin e poter dar loro l’opportunità di cambiare vita e di essere padrone della propria in maniera indipendente. L’artista ha coniato il termine “Batonga” quando era ancora una bambina: una parola gioiosa e un po’ ribelle da usare come risposta ai compagni di classe e alle critiche di coloro che sostenevano che le ragazze e i ragazzi non erano uguali. Inoltre Angélique gira il mondo sostenendo e difendendo i diritti dei bambini come Ambasciatrice UNICEF e OXFAM.