Gli Inna Cantina raccontano il loro ultimo album “A piedi nudi”

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Gli Inna Cantina raccontano il loro ultimo album "A piedi nudi"

L’intervista agli Inna Cantina Sound, la band romana portavoce del reggae-pop in Italia racconta l’ultimo lavoro discografico “A Piedi Nudi”

L’Opinionista ha intervistato gli Inna Cantina in occasione dell’uscita del loro terzo album “A piedi nudi”. Il disco, prodotto da La Grande Onda, label indie di Tommaso “Piotta” Zanello, è uscito l’11 maggio in tutti i digitale stores. Dal 1° giugno su CD, distribuito da Artist First, e anticipato dal singolo “Non svegliarmi”. “A piedi nudi” arriva ad un anno di distanza dall’uscita dell’EP “Mango Papaya” confermando i temi di una generazione che vuole divertirsi senza mai perdere di vista i tematiche importanti.

Vorreste raccontarci qualcosa di voi? Come avete deciso di mettere su una band? E quindi l’idea degli Inna Cantina?

“Siamo nati nel 2010 sui banchi di scuola al liceo. Io (jimmy) e ientu l’altro cantante abbiamo iniziato a scrivere testi di denuncia sociale. Volevamo portare i nostri colleghi studenti in piazza a protestare e la musica ci sembrava il mezzo più divertente per riuscire a mandare un messaggio. Questo è rimasto fino ad oggi: vogliamo mandare un messaggio ai nostri ascoltatori. Vogliamo si divertirci e ballare ma anche condividere una ragionamento su qualcosa che nel mondo ha colpito la nostra attenzione. Inizialmente scrivevamo questi testi sulle basi, poi abbiamo deciso di formare una band e di ampliare il discorso musicale anche a temi più morbidi e personali. Senza mai perdere la vena di protesta”.

Il vostro ultimo album “A piedi nudi” è di fatto un richiamo alle radici, ma quale messaggio volete dare, con la vostra musica, a chi vi ascolta?

“Il messaggio è sempre quello che si può lottare per un mondo migliore. Non abbandonare mai la speranza che la vita può prendere la piega che vuoi tu e non quella che ti viene imposta dall’alto o da qualcuno in generale. Speriamo di dare un messaggio positivo che possa far divertire ma al tempo stesso riflettere e condividere ragionamenti”.

Cosa vi aspettate dal nuovo tour estivo? Quali emozioni o esperienze vorreste ricordare, in seguito ad un evento così importante?

“Il tour estivo è sempre il momento in cui si tirano un po’ le somme. Il reggae e l’estate si sposano bene, infatti in questa stagione facciamo sempre dei bellissimi tour. Quest’anno abbiamo già 20 tappe e anche se siamo solo all’inizio, sta andando benissimo. È ancora lunga ma sono sicuro che spaccheremo!”.

Quale consiglio vi sentireste di dare ad una band emergente che si affaccia sul mondo della musica?

“Il consiglio è quello di non cercare una via più veloce per diventare famosi ma di fare la ‘gavetta’. Lasciar stare i talent e iniziare a registrare in saletta con pochi spicci. Cercare di essere sincero e quindi particolare, chiamare i locali, conoscere gente. Creare un movimento con le persone che condividono con te un genere, e cercare di costruire una community sempre più folta che possa essere notata”.